RICORDI ANTICHI

Talvolta affiorano nella mia mente “Ricordi Antichi”, quasi fossero fantasmi di una vita già vissuta.

Fotografie realizzate in studio. Scenografie costruite con materiali poveri di riciclo come fondali di carta e cartone, bottiglie di vetro, fiori secchi recisi, veli di tessuto. L’illuminazione è stata studiata in modo particolare, avendo cura che la stessa risultasse quasi una pennellata morbida di colore.

 

Tutte le opere sono state realizzate nell’anno 1991.

Ricordo antico

Vecchia cantina

Fiori gettati

Natura morta

Pane e vino

Solitudine

Fiori sul muro

Fiori di carta

L’impatto visivo di quest’ultima immagine (Fiori di carta), realizzata in maniera istintiva con l’ausilio di luce colorata concentrata su carta bianca, mi ha fatto meditare su come realizzare immagini dotate quasi di luce propria.

Per questo scopo mi sono posto un obiettivo: “incendiare” un pezzo di carta soltanto con la luce.

Dopo oltre un mese di continue prove, di esperimenti fotografici e di studi sui migliori materiali per assorbire la luce, ho ottenuto questo risultato:

Bagliori di luce

Dopo ulteriori sperimentazioni sui comportamenti della luce e sulla pellicola da utilizzare, sono riuscito ad isolare il DNA della luce impressa sulla pellicola.

DNA della luce

LA FORMULA: usare uno spot a luce concentrata della potenza di 250 watt con gelatine colorate su carta bianca e fotografare quest’ultima con esposizioni multiple (anche oltre 500 volte) utilizzando una pellicola invertibile Kodak 6×6 EPR 6017 64 asa per luce diurna con diaframma 11 oppure 22 e un tempo di esposizione di un secondo.

La pellicola fotografica non si brucia ma assorbe tutte le esposizioni, rendendo I colori vivi e quasi fluorescenti.

Affinata questa tecnica con ulteriori esperimenti, essa mi ha permesso di realizzare paesaggi esterni assolutamente credibili, senza dover uscire dalla stanza del mio studio…

Estate

Così sono nate le “Fantafoto”, fotografie realizzate con 20-30-100-200-500 scatti e oltre sulla stessa pellicola, immagini da me composte senza mai poterle vedere ma solo immaginare.

Era come fotografare un sogno.

Ho visto per la prima volta queste fotografie solo nel momento in cui ho ritirato la pellicola sviluppata dal laboratorio fotografico.

Il risultato era esattamente quello da me immaginato.

Il fulmine